Sauro Donati Astronomy Page
Fotografie di Comete, dal 1987 al 1990 - Parte I
Fin dai primi anni nei quali mi sono occupato di astronomia, ho cercato di riprendere immagini di questi oggetti straordinari, che di tanto in tanto giungono al cuore del sistema solare. Ricordo quando iniziai a effettuare le prime fotografie astronomiche; era il 1986 e i risultati che ottenevo erano incoraggianti, visti naturalmente con gli occhi di allora, specialmente perché mi ero attrezzato con una macchina fotografica completamente autocostruita, che era chiamata dai miei amici astrofili S-Camera. (La "S" stava per Sauro, ovviamente). Come dicevo, i primi risultati mi esortavano a continuare per ottenere sempre immagini migliori. La costruzione della S-Camera fu un'esperienza straordinaria. Si trattava di una scatola di legno verniciata di nero, con un foro contenente un tubo all'estremità del quale era sistemata un doppietto acromatico di 62mm. Per ottenerlo avevo smontato un cannocchiale Stein "30x60" (utilizzato nei poligoni di tiro). Dopo vari tentativi ero riuscito a trovare l'esatta distanza focale del doppietto. All'estremità opposta della scatola avevo sistemato uno sportellino con |
Fotografia a colori realizzata con la mia attrezzatura da Campo di Fiano, un luogo a 500m slm, immerso tra le colline lucchesi e abbastanza lontano dalle luci e fu la mia prima foto ad una cometa. |
un portapellicole formato 6x6; per
la verità, vista l'enorme difetto di coma che aveva il doppietto, sarebbe stato
sufficiente il formato di 2x2 e infatti, dopo ogni ripresa, ritagliavo la parte
centrale del negativo, dove le stelle mantenevano la forma più rotonda.
Naturalmente a quei tempi non c’era la possibilità di avere pellicole
ipersensibilizzate, le prime le ottenni alla fine del 1993, e quelle che il
mercato offriva, sia b/n che a colori, non avevano certo possibilità
astronomiche. Inoltre l’unico telescopio che possedevo era un 114/900, che
utilizzavo per guidare a mano in posizioni assai scomode. Per questo le pose che
facevo difficilmente superavano 10 minuti e la magnitudine si avvicinava
raramente alla 15^. Tuttavia in quel periodo non c’era tempo da perdere. Come sovente accade ad una cometa luminosa ne segue un’altra in rapida successione, così la parte finale di quell’anno ce ne regalò subito un’altra, ed io avevo con me ancora la stessa pellicola, che utilizzavo a spezzoni, nel modo descritto prima.Era infatti visibile la cometa periodica Borrelly, scoperta da Alphonse Borrelly nel 1904. La sigla con la quale è segnalata al Minor Planet Center è 19/P e pur non essendo una cometa evidentissima, nei suoi settennali passaggi intorno al Sole risulta sempre molto attiva, condizione che la rende assai interessante per le mire esplorative degli astronomi. |
A conferma di quanto detto, il 24 Settembre 2001 la cometa Borrelly fu visitata dalla sonda NASA Deep Space 1, che riuscì a inviare a Terra diverse immagini interessanti. Borrelly nella sua carriera di astronomo scoprì altre comete oltre ad una quindicina di asteroidi Nel frattempo la mia attività di cacciatore di comete (già scoperte da altri, purtroppo!) proseguiva di buona lena e quando il lavoro non me lo impediva, non perdevo occasione di partire con tutta l’attrezzatura, per recarmi sulle buie colline intorno a Lucca. La prima cometa dell’anno successivo era il 1988, si manifestò nel mese di maggio e fu sufficientemente luminosa anche per la mia S-Camera. Fu
scoperta da William Liller, da una località cilena chiamata Vina del
Mar e ri |
|
La foto fu realizzata con una pellicola a me particolarmente cara, la Ilford HP5 da 400 ISO, con la quale in quel periodo riprendevo indifferentemente sia immagini terrestri che astronomiche. Il tempo di posa fu di 8 minuti. |
Anche in questi casi Il tempo di posa fu di 8 minuti per entrambe le sere. La magnitudine raggiunta dalle stelle è intorno alla 14^, mentre la cometa splendeva intorno alla mag. 7 e si trovava a 9h e +70° circa |
|
Durante
quei giorni le discrete condizioni atmosferiche, mi spingevano a dedicarmi con
una certa frequenza all’attività di astrofotografo. Come sanno bene tutti
coloro che si occupano di astronomia, quando il tempo è sereno bisogna approfittarne
specialmente alle nostre latitudini, se poi nel cielo c’è un visitatore che
non tornerà da queste parti tanto presto, è opportuno andare a rendergli un
tributo quanto prima. Così per due giorni successivi smontai e rimontai la mia
attrezzatura sempre nello stesso posto, addirittura ritrovando i segni in terra
la sera successiva. Ho
dovuto attendere oltre due anni, per poter rivedere una cometa di una certa
brillantezza ed avere la soddisfazione di fotografarla e devo dire che lo
spettacolo che offrì la Levy non fu affatto male. |
La cometa era assai luminosa e, nonostante la scarsa profondità che le foto riuscivano ad avere, al momento della ripresa
esibiva due codine niente male. La posa fu di 7 minuti, l’astro si spostava pigramente verso Ovest, dalla posizione di 20h 28m +1° 04’